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al testo di Gualberto Alvino
De senectute
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poetica sicut retorica fu elaborata in termini cristiani disse a occhi chiusi le lettere da stampar libri fànnosi d’una composizione di tre parti di stagno fuso e un’ottava parte di piombo negro e un’altra ottava di margasita d’antimonio fusa noialtri passionati per gramaticha si bada a come le parole suonano non significano ma il suono è tuttavia polpa l’unica sostanza nonostante le intervenute raschiature il palinsesto è perspicuo e carico di stile basta elidere passato futuro fermare il cronografo all’attimo in cui la voce si sgrana la faccia sempre più somiglia a quelle di mamma papà mescolate la stempiatura a sinistra il giallore della chiostra certe macchie non c’è verso la testa assume via via la forma del teschio il numero degli anni si fa osceno pelle dura come roccia sedimentaria clastica compatta o terrosa talora scistosa per strati concentrici come un pulcino dentro l’ovo sfiora appen’appena l’impiantito lì in fondo contro il verde del grano messo a macerare non s’ha mai voglia di vedere altro anche se poi si sa poi tutto s’accomoda par d’essere stati sempre vecchi terre brulle ormai altro che fumigare d’azzurro in polle d’acqua limpida e ferma oh bel cittino quanta irruenza incontrollata di crescere